Storia di Fabrica di Roma

La storia del territorio di Fabrica di Roma è molto remota, infatti fin dai tempi più antichi è stata rilevata la presenza dell’uomo. In origine molto probabilmente si trattava di un pagus falisco come testimoniano antichi passaggi scavati nella rupe, grandi grotte ricavati su più livelli nel banco roccioso con nicchie e incavi per palificazioni e drenaggi, da identificare anche come tombe ( data la presenza di colombari che ospitavano urne cinerarie, e abitazioni falische, note come cavernette falische, di cui l’intero agerfaliscus è ricco). Anche nei dintorni del nucleo più antico di Fabrica non mancano testimonianze che fanno presumere la presenza dell’uomo nel territorio, raccolte in gran parte al Museo Archeologico dell’ Agro Falisco presso il Forte Sangallo di civita Castellana. Comunque, è solo dal medioevo che si può contare sulla documentazione scritta per delineare in maniera più precisa il corso storico di Fabrica. Il primo documento che ufficialmente parla del fondo di Fabrica risale al 1093, solo nel 1177 una bolla di Papa Alessandro III fa riferimento al castello di Fabrica. L’analisi delle murature conferma questa datazione. Il Castello di Fabrica, si inserisce nel periodo storico del progressivo incastellamento che ha interessato tutta la Tuscia tra l’ XI e il XIII sec. In questo periodo, il primo nucleo abitativo era costituito dall’ area dell’ attuale via della Fontanella e della Rocca, contraddistinta da strette viuzze scavate nel tufo e peperino che confluiscono in pittoresche piazzette. Fin da questo momento appartenne allo Stato Pontificio, fino a cheFabrica non venne venduta o donata di volta in volta alle potenti famiglie in espansione nel territorio viterbese. Nel XIII secolo, si iniziò probabilmente a costruire la Rocca sotto il dominio dei Prefetti di Vico. Le parti più antiche sono quelle realizzate nella tecnica costruttiva muraria cosiddetta a petrella viterbese, costituita da file di blocchetti rettangolari di pietra disposti con il lato lungo verticale. Il Borgo aveva anche la sua chiesa, intitolata a Santa Maria le cui origini risalgono al X sec., successivamente trasformata in oratorio di Santa Caterina, sede della confraternita della Misericordia estinta dopo la seconda guerra mondiale. Dal XIII secolo, Fabrica è sotto la famiglia dei Di Vico, Prefetti di Roma, di tendenza ghibellina, in scontro perenne con la Chiesa. Il primo incastellamento del fondus si deve proprio a loro , in vicolo della Fontanella è presente il loro palazzo con lo stemma in bella vista sul portale d’ingresso e la facciata impreziosita da eleganti bifore e monofore, solo il castello nel 1308 viene venduto al cardinale Napoleone Orsini. Tra vicende alterne che videro il passaggio di proprietà dalla famiglia Orsini all ‘Ospedale di Santo Spirito in Saxia, ad altre importanti famiglie della zona, per passare poi di nuovo in mano ai Di Vico, nel 1431. A questo punto la famiglia venne dichiarata ribelle e dalla Chiesa venne mandato forte braccio ad espugnare Fabrica e gli altri feudi al Prefetto Giovanni Di Vico. Siamo giunti alla fine del XV sec. E il borgo si era esteso fino alla chiesa di San Silvestro. A questo punto, l’ urbanistica segue le regole rinascimentali con strade rettilinee e più ampie come le tre vie maggiori che portavano a Piazza di Sotto, piazza di Sopra e a piazza dell’ Ariola. Anche le abitazioni seguono un gusto più elegante con portali e finestre finemente decorati. Questo è un periodo di grande prosperità testimoniato dalla presenza di corporazioni i cui stemmi campeggiano per le vie del paese e dall’autorizzazione ad espandersi fuori dalle mura, concessa nel 1549 da Orazio Farnese Duca di Castro. Fino al XVIII secolo il dominio di Fabrica cambiò continuamente, ottenendo di volta in volta vantaggi. Infine, nel 1798-99 il territorio entrò nell’elgida francese attraverso l’esperienza repubblicana, passando dal 1809 al 1814 sotto il dominio napoleonico. Dopo il Congresso di Vienna ritornò sotto l’influenza della Chiesa e le sue sorti rimasero legate ad essa fino all’ Unità d’Italia.

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