Il Duomo di Fabrica: la Chiesa Collegiata di San Silvestro Papa

La prima notizia che si ha di questa chiesa risale al 1177, ma con molta probabilità l’edificio già esisteva dato che in quell' anno viene chiaramente inserito nelle proprietà del monastero di S. Elia che elenca "S.Silvestri in castrum Fabricae" tra gli altri suoi beni.

Ricostruire la storia di San Silvestro è tuttavia un compito difficile, per la frammentarietà delle notizie che si hanno: direttamente inserita nel sistema difensivo del Borgo, infatti sorgeva ai margini delle mura castellane, questa chiesa dovette essere poco utilizzata tra la fine del XIII ed il XIV secolo, tanto che la vegetazione prese il sopravvento. Nel '400 però doveva essere stata ampliata e ripristinata al culto, ed era divenuta la Chiesa Parrocchiale di Fabrica, come testimoniano le concessioni di indulgenza rilasciate da Alessandro VI Borgia. Negli anni Settanta del '500 uno dei visitatori apostolici incaricati di descriverne le condizioni generali la definisce ''ampla et nova ", a testimonianza di una serie di continui e progressivi lavori che dureranno fino a tutto il secolo seguente, nonostante le difficoltà economiche che la Comunità stava affrontando. Nel 1655, per esempio, vengono cominciati i lavori al mattonato, ma due anni più tardi risulta evidente dalla visita di un perito che la situazione va ancora aggravandosi. In quegli stessi anni era anche stato riparato anche l'organo. Nel 1661 però una nuova serie di problemi colpisce la chiesa come la rottura di una delle due campane. Trasportata a Roma per essere aggiustata o nuovamente fusa, dopo cinque mesi la campana ancora non era tornata al suo posto e la chiesa ,"se retrova senza una campana et per sonare a doppio é necessario di far sonare le tre campane esistenti nell'oratorio di S.Caterina , per il passato chiesa parrocchiale della medesima terra...". Nella seconda metà del XVII secolo si procede alla sistemazione di uno dei casali attigui alla chiesa, che veniva utilizzato ,"...per scuola et habitatione del nostro cancelliere et maestro... sotto(vi sono) i granai... et quella casa che prima serviva per scuola ora serve per il medico..." .All'intemo è necessario "...foritficare la tribuna ... per l'imminente pericolo di cadere stante le molte crepature che si dilatano et fanno maggiori particolarmente in questi temporali cattivi... et(é) in pericolo di cadere...ancora il maggior corpo della chiesa". Nel 1672 viene inaugurato il nuovo campanile ricostruito da mastro Darri di Canepina su disegno di Sigismondo Iannone, a base quadrata in blocchi di pietra locale piuttosto che in laterizio, e monofore e bifore che decorano le pareti. Solo alla fine del secolo verranno realizzati interventi decisivi e di consolidamento, finché nel 1703 si decide anche "...il risarcimento del campanile et confezzione della balaustrata avanti l'altar maggiore...". Al problema della mancanza dei fondi si aggiunge quello dei lavori fatti troppo in fretta o non portati a buon fine: dopo soli tre anni, si legge nei documenti: "....non essendo stata fatta ad uso d'arte (la balaustra) si agita contro il capomastro perché venga obbligato a rifare il lavoro...".

La chiesa di S. Silvestro era molto importante per la popolazione di Fabrica e dei paesi limitrofi e non poteva essere agibile per via dei lavori, poiché: "...questo povero populo pativa non havendo dove sentir la messa ..." , ma appena terminato il restauro, molte delle opere di manutenzione, dovettero essere ricominciate. Sono infatti dell'inizio del '700 i danni causati dalla caduta di un fulmine di particolare violenza che danneggiava il tetto ed il campanile della chiesa. Viene nominata insigne collegiata nel 1794 dal papa Pio VI. L’interno è ad una navata con copertura a volta a botte, e la attuale sistemazione risale alla decisione del 1772, quando si è proceduto a ristrutturare secondo lo stile moderno, come ricorda tra l’altro un’iscrizione.

Questione mai risolta, è quella della paternità degli artisti che affrescarono l’abside e le due nicchie laterali (Madonna del Rosario, il simbolo dei sacramenti con sette ruscelli sgorganti dalla croce, pitture ricoperte e in parte recuperate nel 1954). L’ unica cosa certa è la data dei dipinti murali che si trova scritta nell’abside maggiore: 1556. La tradizione locale li attribuisce a Taddeo Zuccari, impegnato a Caprarola con le decorazioni di Palazzo Farnese, altri invece fanno il nome di Guido da Viterbo, ma secondo lo storico Cesare Verani sono da attribuire ai fratelli Bartolomeo e Lorenzo Torresani che, nel loro stile si rifacevano alla scuola di Raffaello.

Nel catino absidale si può ammirare la maestosa Gloria del Redentore Benedicente circondato dai simboli della passione, che ricorda molto quella presente nelle stanze vaticane realizzata da Raffaello, in particolare si può paragonare con quella rappresentata nella Stanza della Segnatura. Nel tamburo sottostante sono rappresentate: l'Ultima Cena, con uno sfondo di quinte architettoniche perfettamente costruite, la Crocefissione e la Flagellazione. Ancora di mano dei due pittori la decorazione a grottesche e le piccole scene di argomento pastorale e biblico, poste lungo il sottarco absidale e sulle paraste. Questi affreschi vennero restaurati nel 1955. Il lavoro realizzato a S. Silvestro, di cui si segnala ancora l'opera di. Alessandro nel lacunoso e rovinato affresco posto nella nicchia sinistra del presbiterio, dovette avere molto successo, tanto che di li a poco, i Torresani furono chiamati anche a realizzare la decorazione pittorica delle cappelle e nicchie di S. Maria della Pietà. Di seguito lavoreranno anche a Corchiano utilizzando a volte gli stessi cartoni di Fabrica.

Lungo la navata sono presenti degli altari laterali con pitture vive ed espressive, più recenti e di autori ancora anonimi: entrando da sinistra troviamo quello dell’ Annunciazione, di S. Elisabetta d’ Ungheria, di S. Gaetano, di S. Francesco, di S. Rosa da Viterbo, delle anime purganti e dell’ Assunta.

Sotto l’altare maggiore si conserva il corpo di San Giustino Martire, ricoperto di cera e traslato da Roma il 22 settembre 1791.

   
Santi
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Testi storico-archeologici a cura della dott.ssa Francesca Patrizi

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